I racconti di Claudia: DIEGO SUAREZ

Ciao tutti


E’ appena finita la JMJ malgascia a Diego Suarez (Antsiranana) proprio nella punta più a nord del Madagascar a 700km da Marovoay in linea d’aria.
La JMJ è una specie di giornata mondiale della gioventù solo che è nazionale, cioè partecipano tutte le diocesi cattoliche del Madagascar, e viene fatta ogni 3 anni. Quest’anno l’evento si è svolto dal 5 a 10 settembre a Diego.
Moltissimi giovani hanno partecipato e anche la diocesi di Mahajanga , a cui fa parte Marovoay era naturalmente presente! Dal cortile della chiesa di Marovoay sono partiti 3 taxi brousse speciali (Sprinter) con circa una sessantina di persone e fra queste c’ero anche io. Pronta e con tanta curiosità nel vivere anche questo evento inconsapevole e ignara di ciò che avrei dovuto affrontare, sono partita senza troppi pensieri e preoccupazioni!
La partenza era alle 6 di mattina di martedi 4 settembre dopo aver caricato tutti i bagagli sopra lo Sprinter, io non conoscevo quasi nessuno, solo 2 giovani che lavorano con me al dispensario e una suora. Erano tutti giovani dai 15 ai 30 anni e qualche adulto e 1 famiglia.


Il viaggio è durato 1 giorno è mezzo quasi ininterrotto, lo Sprinter sfrecciava tra i meravigliosi paesaggi e distese di colline malgasce, per la strada incontravamo altri taxi brousse carichi di giovani che come noi erano diretti a Diego perché in questi giorni


in Madagascar l’attenzione era tutta là al nord!


Arrivati a Diego cerchiamo la nostra sistemazione per dormire e veniamo divisi in 3 gruppi, io capivo poco anche se intuivo ciò che succedeva.
L’organizzazione non era il massimo e i tempi molto lunghi nell’ aspettare di sapere dove dovevamo andare e cosa fare, nel frattempo guardavamo attorno a noi tutti nelle nostre condizioni, gente cariche di bagagli che vengono sballottate di qua e di là, ma nessuno era triste o arrabbiato anzi cantavano ballavano e scherzavano, perché dopo tutto anche questo fa parte della jmj e ciò che era importante era esserci.
La nostra sistemazione era una classe di una scuola elementare chiamata Orchidee, abbiamo dormito per terra avvolti dai lambaoany, i bagni erano 2 turche all’aperto e le docce erano 2 secchi d’acqua e una pompa dove prendevamo l’acqua. Subito mi sono trovata in




imbarazzo a dovermi adattare a queste condizioni e ho subito pensato che non mi sarei lavata per tutta la settimana poi però ho guardato le altre ragazze come facevano e ho copiato e anche se ho fatto delle figuracce ce l’ho fatta e mi sono arrangiata come potevo, ma cavoli che fatica e che ridere nel ingegnarsi a lavarsi così. Devo dire che le ammiro perché loro si lavavano benissimo così e non è facile quindi sono proprio brave!


Per il cibo anche qua è stato bellissimo perché dovevamo fare la fila come al militare con ognuno il proprio piatto e cucchiaio e il menu della settimana era “vary e loka malagasy” cioè riso in bianco e carne di zebù o riso e fagioli o riso e pesce.. insomma il tipico cibo malgascio. L’acqua da bere era l’acqua “nampango” cioè quella del riso dopo averlo cucinato.


Dovete sapere che a Diego c’è sempre un fortissimo vento che alza tutta la povere e non vi dico che fastidio quando dovevamo mangiare con tutta la polvere che arrivava nel piatto.


La jmj è iniziata con una messa d’apertura che è durata tutto il pomeriggio! La messa molto animata con balli e canti urlati al cielo e al mare di Diego.Il programma di giovedi e venerdi era: mattina catechesi con conferenze di qualche vescovo o padre poi la messa, il pomeriggio giochi balli e danze tipiche delle varie regioni del Madagascar. Il venerdi sera c’è stata la via crucis.Sabato alla mattina ancora conferenza e al pomeriggio ci siamo tutti spostati verso la spiaggia e il mare, c’è stata la veglia tutta la notte e ancora preghiere e condivisione, balli, danze. Abbiamo dormito fuori con il vento che ci scopriva e ci tormentava. La domenica mattina alle 9 la messa di chiusura. E’stata molto bella e i giovani hanno fatto


sentire la loro forza anche dopo tutta la fatica di questi giorni, erano sempre pronti a ballare e cantare. A questo evento c’erano un sacco di fotografi e telecamere ed erano presenti oltre che a tantissimi preti e vescovi anche molti politici e c’era anche il presidente della Repubblica malgascia:Andry Rajoelina.


La sera della domenica ancora canti e balli fino alle 2 di notte. Alle 3, noi di Marovoay siamo partiti e tornati a casa alle 23.00.Per me è stata un esperienza unica perché, oltre ad aver vissuto questa settimana di preghiera e condivisione, molto sentita da questo popolo che vive la




preghiera e la fede con molta passione, ho conosciuto nuove persone e imparato a vivere veramente come i malgasci con tutti i disagi: la lingua, il bagno, il cibo ecc.. .
I primi giorni della jmj, riflettendo dentro me, ho detto, ma cosa faccio qua, sono un pesce fuor d’acqua, perché capivo poco, a causa della lingua e della loro cultura, molto diversa dalla mia. Mi sentivo sola e lontana. Poi però ho capito che tuttavia ero presente a questo evento e dovevo imparare tutto quello che potevo e approfittare di questa esperienza per arricchirmi e togliere dei limiti. E’ andata bene perché i giorni seguenti sono migliorati.
Vivere nel sacrificio e nelle difficoltà fa legare molto di più le persone e ci si sente più vicini. Ci si sente più vulnerabili e anche se ciò comporta ad aver paura si è però più aperti ad accettare l’aiuto del prossimo e ad accoglier tutto ciò che un nuovo amico ti può dare e ci si aiuta a vicenda.
 
Quando sono tornata a casa alla missione a Marovoay, un frera che è qui per le vacanze chiedendomi come era andata alla jmj mi ha detto una cosa che mi ha colpito e che non mi aspettavo. Mi ha detto:


Claudia adesso tu sei più buona e “santa”, perché quello che veramente ti ha aiutato e “benedetto” sono state soprattutto, oltre alle preghiere, tutte le difficoltà che hai dovuto affrontare e la vita con gli altri giovani, dormire insieme, mangiare quello che ti offrivano senza tirarsi indietro e senza troppe pretese, e poi ballare, cantare e tutto il resto senza differenze di razze o culture ma eravamo tutti uguali, giovani con lo stesso entusiasmo di vivere la vita, di amare ed essere felici e cercare la nostra strada!


Aveva ragione!
Un po’ mi sentivo in colpa, lasciare, per una settimana, il dispensario, tutto il lavoro e le attività alla nuova maternità ecc.
Però penso che, anche questa esperienza, fa parte del mio lavoro e impegno qui in Madagascar.
Mi sono sentita di dover condividere con loro, questa esperienza, per capirli meglio e per cercare di superare ostacoli e limiti che 2 culture cosi diverse possono portare.
Io sono stata un libro bianco per questa settimana e mi sento tornata colorata e piena di parole e canti.


Grazie amici malgasci, vi voglio bene!


Claudia


2012 sett


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