di Francesco Cimino
La prima carrellata di foto è dedicata ai nostri bimbi che per qualche settimana diventano i nostri “figli”. Sono bimbi che provengono da tutte le parti del Madagascar, dalle città e dalla foresta o dai villaggi più sperduti. Sono bambini affetti da gravissime malformazioni agli arti a causa della severa malnutrizione e che ci vengono segnalati dai Padri Missionari e dalle Suore.
Di solito questi bambini vengono accolti in strutture apposite chiamate Preventorium dove rimangono per circa due anni. Durante il soggiorno qui vengono preparati all’intervento chirurgico -molte volte arrivano in uno stato di malnutrizione cosi severa che sarebbe impossibile poterli operare- vengono scolarizzati e tutti, dopo la correzione chirurgica, iniziano il lungo cammino della riabilitazione e della fisioterapia. Ultimata la terapia, vengono dimessi e ritornano a casa o nelle Missioni o negli Orfanotrofi, a seconda se hanno alle spalle una famiglia.
Anche questi sono i bambini del Madagascar, sono bimbi speciali perché con grande dignità e sopratutto con grande coraggio affrontano con speranza tutto questo lungo e difficile periodo. Io spesso li chiamo “i nostri figli senza nome”, che arrivano in silenzio e sempre con il sorriso e vanno via con le proprie gambe e finalmente con le scarpe. Sempre senza mai togliersi il sorriso dalle labbra.
Una volta usciti dal Preventorium di solito non abbiamo più contatti con i bimbi che curiamo, ma siamo certi che i nostri figli senza nome ora stanno correndo verso una vita migliore.
A oggi ne abbiamo operati circa 300 e molti altri ci stanno aspettando.
Il secondo set di foto è una carrellata veloce sui principali progetti che in tutti questi anni di attività abbiamo realizzato o stiamo realizzando in Madagascar.
Capita spesso a quasi tutti noi volontari, vedendo queste foto, di chiederci come sia stato possibile realizzare così tanto in così poco tempo…il Madagascar, lo ripeto spesso, è la terra dei miracoli, ma è anche la terra dove tutti noi “bianchi” possiamo dare e donare il meglio di noi stessi, basta avere tanto coraggio, forse in po’ di pazzia e sopratutto fare tanti, tanti sacrifici in silenzio e senza aspettarsi un grazie da nessuno. I ringraziamenti non servono quando finalmente ti senti così utile da riuscire a salvare tanti tuoi fratelli, tante tue sorelle e sopratutto tanti nostri figli.