E anche nella savana ora è possibile “fare” le medicine
Loretta Ferraguti è preparata al confronto e alle diversità, forte anche della lunga militanza agli sportelli di viale Gramsci: è la farmacista comunale che ha esportato nei centri salute, nei laboratori, nelle missioni i segreti dei medicinali fai da te. La farmacista ha insegnato a creare pillole e sciroppi.Pragmatica, precisa come solo le regole che architettano la chimica lo possono essere…….
dalla Gazzetta di Modena
di Stefano Totaro
La farmacista ha insegnato a creare pillole e sciroppi.Pragmatica, precisa come solo le regole che architettano la chimica lo possono essere, dinamica tanto da inerpicarsi di corsa lungo piste infuocate di sabbia per sgranchirsi le gambe dopo le lunghe ore di montagne russe sulla jeep. Loretta Ferraguti è preparata al confronto e alle diversità, forte anche della lunga militanza agli sportelli di viale Gramsci: è la farmacista comunale che ha esportato nei centri salute, nei laboratori, nelle missioni i segreti dei medicinali fai da te.
dalla Gazzetta di modena
di Stefano Totaro
Il suo viaggio, o meglio, la sua missione, è consistita in otto dieci ore al giorno di lezioni teoriche a pratiche, con provette, mortai, formule e altre alchimie assortite e poi, nelle ultime giornate, in un tuffo nei villaggi nel cuore della savana, dove ha potuto conoscere dal vivo ciò che grazie alla solidarietà e alla generosità della gente l’Ong Alfeo Corassori è riuscita a creare. Ovvero la possibilità del mantenimento di un piccolo ospedale dove è possibile operare i bambini afflitti da malformazioni alle gambe e un centro, con tanto di scuole elementari e medie, per la riabilitazione e la costruzione in loco di apposite protesi. Un apposito atelier è stato realizzato in pochi mesi grazie ai fondi ricavati da iniziative benefiche natalizie.
Le valigie dei volontari hanno riempito i fuoristrada come un taxi brousse pieno di gente dentro e di merce ed animali sopra, piccole e variopinte tor- ri di babele che navigano strade e savane. Contenevano i principi attivi, quelle sostanze dai lunghi paroloni che miracolosamente finiscono all’interno di piccole pastiglie colorate o dentro a bustine o ancora nelle bottigliette degli sciroppi. Contenitori piccoli e grandi blindati, ma anche pro vette, mortai , pestelli, pinzette, spatoline.
Un necessaire di moderna stregoneria applicata alla salute più elementare: la premiata ditta Corassori ha insegnato a fabbricare medicinali di base ai responsabili medici e tecnici dei vari centri di competenza, da quelli di Fianarantsoa (città del centro sud dove si trovano orfanotrofio, preventorio, il centro specializzato nelle cure di donne e bambini) a quelli dei centri nella savana e in quello del nord dove si sta costruendo un’ala di un ospedale. Una decina di studenti in camice bianco e guanti sotto torchio mattina e sera. Equazioni, equivalenze, proporzioni, cartine da piegare, aspirine da creare, pomate contro le infezioni. Questo e quant’altro, recuperato anche in loco, verrà distribuito gratuitamente nei vari centri di competenza. «Al prossimo tour – dice Loretta – faremo medicinali sfruttando i principi attivi naturali del loro territorio, in modo da completare l’opera che abbiamo appena iniziato». La “corsa” della nostra farmacista l’ha portata, dopo aver solcato ore di pista nella savana, a Mahasoa, un piccolo centro dove è nata , costola di un villaggio, una piccola oasi. Qui grazie alle sue missionarie, nella terra che un tempo era di ladri di zebù e di donne violentate, sono nate le scuole, campi da calcio e da pallacanestro, qui le mamme possono arrivare dopo mille chilometri e lasciare per mesi il loro figlio che verrà preparato per l’operazione al piede torto ma anche per curarsi altre terribili malformazioni, per poi fare successivamente riabilitazione e nel contempo rinascere come persona nuova. Perchè in tutto il suo tempo “ospedaliero” potrà nutrirsi di cibo e dotarsi di nuove armi: la cultura, il saper leggere e scrivere, l’istruzione.
Dunque bambini preparati a Mahasoa, operati a Sakalalina, l’altro centro dove nel cuore della savana sorge un piccolo ospedale punto di riferimento per tutta la vastissima area, e poi di ritorno a Mahasoa. Mancava l’ultimo tassello: l’atelier. Così l’hanno chiamato: la struttura dove costruire in loco le protesi ortopediche. Solo qualche mese fa non c’era, la Corassori ha raccolto fondi con iniziative, in sei mesi è stato costruito dai locali e, davanti ai “giardinieri” modenesi è stato inaugurato col capovillaggio e il vicesindaco e tutti gli operai e i bambini del “circuito”. La corsa di Loretta, che pure in questo centro ha portato i suoi segreti alchemici, si è fatta danza sulle note che i bambini, chi col gesso chi senza, di nuovo agili e vivacemente terribili, seguivano ballando. Una festa per loro, per tutti i volontari. Per chi lavora ogni giorno cercando di fare resistenza alla denutrizione, all’ignoranza. alle malattie e al la violenza dell’indifferenza.
I volontari sanno che una volta rientrati in Italia nell’antica terra rossa africana lasciano questi tesori custoditi, attivi e produttivi. Ma sanno anche che il loro impegno non si ferma: mentre stringono la mano al bambino sulla carrozzina e guardano quei suoi piedi piegati all’interno dalla malnutrizione, suggellano un legame, una linea super veloce che li collega, li spinge a cercare persone che possano adottare, a cercare contatti, a combattere per dare. Dando aiuto hanno avuto gratuitamente in cambio lezioni di vita.
Lezioni di vita semplici, spurie da schemi e da contaminazioni, regalate da chi è naturale chiamare o essere da lui chiamati fratelli.
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