Dopo essermi “rinfrescato” a Tanà, Fianà ed in ultimo a Mahasoa -per godermi l’inaugurazione dei bagni, realizzati benissimo, con tanto di modello di cartone- sono ripartito per il Nord, assaporando piano piano l’aumentare della temperatura, sino al livello asciugamano!
di Roberto Leoni
Incontrato Padre Bruno a Tanà, siamo partiti in jeep verso Mahajanga, ottimizzando il viaggio, facendo un milione di chiacchiere relativamente al cantiere dell’ospedale.
Per chi ancora non lo sapesse, nel corso dell’ultimo anno, Padre Bruno è riuscito ad acquisire altro terreno confinante con quello dell’ospedale, permettendo così una migliore e più consona distribuzione dei fabbricati secondo le loro destinazioni d’utilizzo. In particolare, rimangono nel terreno originario: il poliambulatorio/ pronto soccorso/ laboratori/ cucina, l’ospedale/ reparto chirurgico/ degenze, la missione delle suore che lavoreranno all’ospedale, la cappella ed i fabbricati di servizio; si è creata una ampia zona a verde ed un parcheggio, immediatamente all’esterno della cinta muraria, verrà realizzata la casa dei medici/ infermieri/ volontari, altri parcheggi a disposizione (perché l’ospedale lo costruiamo adesso, ma dobbiamo pensare al futuro), in un altro lotto di terreno, sul lato opposto della strada, un fabbricato destinato a scuola di specializzazione professionale medica/ paramedica, adiacente un ultimo fabbricato destinato ad ospitare la foresteria per i parenti dei degenti, un comparto molto interessante ed importante, soprattutto se pensato in Madagascar…
Ma torniamo al nostro cantiere. Al mio arrivo, dopo i saluti del caso con capo cantiere, capisquadra ed operai, ho conosciuto un ingegnere malgascio, che settimanalmente supporta il capocantiere, verifica i disegni, i progetti e le misure, integra qualche calcolo di cemento armato…e l’ospedale piano piano (mora mora) “viene su”!
Il poliambulatorio, che è il primo fabbricato iniziato, si presenta con le murature in mattoni ed i pilastri di cemento, al livello di posa dei primo solaio (primo piano).
Dalle fotografie si vede la selva di tronchi di legno e tavole usati per la posa del solaio.
A fianco del poliambulatorio sono state realizzate le fondazioni della zona chirurgica dell’ospedale.
Inoltre è stato realizzato un pozzo per l’approvvigionamento idrico, ed un baraccamento di cantiere che permette agli operai di lavorare anche sotto la pioggia ed avere dei magazzini sicuri.
La cosa incredibile è vedere come, con attrezzature limitatissime e per “noi occidentali” ormai obsolete, questi operai riescano nella edificazione del fabbricato, orgogliosi pure di essere “quelli che lavorano al centro ospedaliero St. Jean Paul II”.
Oltre alle verifiche delle misure e di quanto realizzato secondo i progetti, abbiamo tracciato la rimanente parte delle fondazioni delle degenze dell’ospedale.
E’ stato bello vedere lo stupore di Padre Bruno, nel momento in cui si è reso conto della dimensione dei fabbricati ospedalieri. Ora speriamo che la disamina delle documentazioni da parte della CEI, ci risulti favorevole.
Purtroppo, anche se molto intense e sudaticce, le mie giornate al lavoro per l’ospedale hanno avuto termine e mi sono reimbarcato sul bus per il ritorno a Tanà, per ritrovare i miei compagni di missione e godere con loro delle molteplici esperienze bellissime vissute, come sempre d’altra parte, in questa isola rossa, bellissima, di cui senti già la mancanza quando sei in fila all’imbarco…