L’ultima missione, ancora in corso, è iniziata il 13 novembre 2014. Il passaggio da “volontaria” a “cooperante” è stato a lungo pensato, meditato e ragionato. Ora lavoro e abito a Fianarantsoa al centro del Madagascar. Questa esperienza mi offre la possibilità di allenare il mio cervello di Vahazà modenese a cambiare programma ogni secondo che passa perché l’imprevisto e il cambiamento sono dietro ogni angolo, di imparare a conoscere (ma non ancora a capire!) la cultura malgascia così profondamente diversa dalla nostra, di imparare a mettermi in discussione, sbattendo ogni giorno la faccia contro una realtà che è contemporaneamente di una bellezza incredibile e di una miseria che fa davvero paura.
dalla Gazzetta di Modena
di Elisa Sala
Nel 2007 con la scusa di scrivere la tesi per il Master in Gestione dell’emergenza nazionale ed internazionale mi è capitato di incontrare l’associazione Alfeo Corassori la Vita per Te e il dottor Cimino, il suo presidente. Sono seguite otto missioni di volontariato con la voglia di tornare in Madagascar e mettermi a disposizione di questo popolo e dei “bimbi senza nome” che sono l’obiettivo in carne ed ossa di tutto quello che questa associazione fa. L’ultima missione, ancora in corso, è iniziata il 13 novembre 2014. Il passaggio da “volontaria” a “cooperante” è stato a lungo pensato, meditato e ragionato. Dopo varie esperienze professionali in Italia e dopo cinque anni passati tra i banchi del Consiglio Comunale, si sono create le condizioni per poter fare questa scelta e fare il grande salto nell’Isola Rossa. In questa decisione hanno avuto molto peso i suggerimenti e la guida dei miei genitori e del dottor Cimino, con il quale abbiamo costruito il progetto di lavoro che mi consente di operare qui con un programma ben definito.
Il mio compito è rappresentare sul campo la Ong che con le sue scelte e i suoi indirizzi guida ogni progetto e ogni singola tappa dello sviluppo dei suoi obiettivi. Io lavoro e abito a Fianarantsoa: il Madagascar, noto più che altro per le sue bellezze naturali e il turismo, è in realtà uno dei paesi più poveri del mondo, dove ancora si muore di peste, di lebbra, di fame, di parto e sì… anche di raffreddore! Seguo la gestione dell’unico centro esistente in Madagascar per la prevenzione dei tumori femminili; altro impegno grande è il coordinamento dell’equipe che sostiene il progetto dell’ortopedia pediatrica che ogni anno ci permette di fare tornare a correre almeno 50 bambini con gravissime malformazioni alle gambe. Ultimamente ci stiamo impegnando anche nell’organizzazione di diversi laboratori per la preparazione e la distribuzione di farmaci essenziali per poter garantire a tutti l’accesso alle cure e alle medicine. Il nostro impegno è inoltre dedicato al villaggio Ilena, il lebbrosario della città di Fianarantsoa, dove da anni abbiamo scelto di restare accanto alla comunità con un progetto di sviluppo rurale e ambientale.
Cosa mi piace di più del mio lavoro?
Il fatto che è difficile, che ogni giorno è diverso dall’altro, che non ho tempo per perdere tempo! Cosa mi piace di meno del mio lavoro? Dover fare la guerra con la burocrazia che anche qui, in fatto di complicazione, non scherza!
Cosa mi manca di più di Modena?
La Ghirlandina, il gnocco fritto della Baracchina di Viale Autodromo e le lunghe nuotate in piscina!
Cosa mi piace di più del Madagascar?
I Sambosa e i lunghi viaggi in auto verso Sud, lungo la RN7 e lungo le piste della brousse facendo slalom tra gli zebu e i termitai, ma soprattutto quando i bambini non mi chiamano Vahazà (che significa “straniera bianca”) ma con il mio nome. Questa esperienza mi offre la possibilità di allenare il mio cervello di Vahazà modenese a cambiare programma ogni secondo che passa perché l’imprevisto e il cambiamento sono dietro ogni angolo, d. i imparare a conoscere (ma non ancora a capire!) la cultura malgascia così profondamente diversa dalla nostra e la lingua malgascia che costruisce le frasi “al contrario” dell’italiano, di imparare a mettermi in discussione, sbattendo ogni giorno la faccia contro una realtà che è contemporaneamente di una bellezza incredibile e di una miseria che fa davvero paura.
In Madagascar non si può stare a guardare, c’è da fare: qui gli spettatori non servono! Ma in ogni caso si può fare, e pure tanto, anche da Modena…
*biologa, farmacologa,
educatore ambientale,
insegnante di nuoto,
volontaria a 360° da tutta la vita
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