La pandemia ha interrotto l’esperienza umanitaria dei giovani del servizio civile che avevano raggiunto Fianarantsoa in febbraio per dare il loro apporto nella gestione dei progetti; sono dovuto rientrare con grande dispiacere, ma in loro è rimasto un significativo ricordo.
Hanno dovuto accettare un rientro forzato, causa Coronavirus Agnese, Agata, Elisa, Enrico e Simona, i giovani che con tanta voglia di sentirsi utili avevano scelto di dedicare un anno della loro vita per aiutare i più deboli, un’esperienza umanitaria di grande spessore formativo che sicuramente avrebbe lasciato un grande segno nella loro vita.
Hanno trascorso un mese con noi a Modena nella sede dell’Associazione facendo un corso che li impegnava tutto il giorno per conoscere i progetti e per prepararsi al meglio ad affrontare questa esperienz,a poi in febbraio hanno raggiunto il Madagascar e si sono calati nel lavoro giornaliero dando tutto l’aiuto possibile.
Questi meravigliosi giovani hanno salutato l’Associazione inviando 5 lettere commoventi dalle quali si evince il grande valore dell’esperienza umanitaria.
TORNO A CASA anche se…
“E’ molto difficile per me scrivere questa lettera, perché avrei voluto farlo fra 9 mesi, alla fine del mio servizio civile. In questo momento mi sembra di aver avuto solo un assaggio di quella che avrebbe dovuto essere una delle esperienze più importanti della mia vita. Ci proverò comunque, cercando di raccontarle quelle che sono state per me queste 6 settimane, sperando di poter completare un giorno questa lettera descrivendo l’esperienza completa.
La parte migliore di queste settimane sono i ragazzi e i bambini del Miaraka e del Rambo, i sabati e le domeniche passate con loro, i giochi, le partite a calcio, le volte in cui le bambine mi hanno acconciato i capelli in modi assurdi, e tutti i momenti passati con loro, che rimarranno impressi indelebilmente nella mia memoria. Doverli lasciare e non sapere quando li rivedrò e se li rivedrò è la cosa più triste e difficile in questo momento.
Torna a casa, anche se il mio cuore vuole rimanere qua. Torno a casa sentendomi in colpa, perché io posso tornare a casa, in un paese in cui sicuramente sono più al sicuro, nonostante la situazione attuale sia critica. Torno a casa con la sensazione di aver perso questa grande opportunità che è il servizio civile, che ho atteso per mesi, che sognavo di fare da molto tempo. Torno a casa con la voglia di ritornare qua il prima possibile, di ricominciare a lavorare, di completare questa esperienza. “
vorrei aiutare tutti, ma non posso.
Non è stato facile lasciare casa e i miei affetti, ma dopo qualche lacrima e il senso di nostalgia nei loro confronti, sono partita, ho presa il primo aereo e poi il secondo fino ad atterrare in Madagascar.
Non credevo ai miei occhi, ero davvero in Madagascar. I colori, gli odori e le persone, mi hanno affascinata dal primo istante.
Poi i primi contatti con i bambini del Centro Miaraka sorridevano e ci guardavano con quegli occhioni grandi che brillavano; non saprei spiegare la mia felicità in quel momento. Giorno dopo giorno, ho sempre più legato con i bambini; mi hanno insegnato anche il saluto. Conoscendo sempre di più la loro vita e le traversie che hanno vissuto già piccoli, mi ha riempito il cuore vederli capaci di sorridere e giocare spensierati . l’aiuto che è stato dato con il progetto accogliendoli al centro è magnifico. È grazie al progetto che ora vanno a scuola, che sono in salute e hanno un posto in totale sicurezza dove vivere. Anche i bambini dl centro Rambundanitra grazie al progetto hanno la possibilità di avere un pasto, di lavarsi e di andare a scuola e tutto questo da una parte mi rende estremamente felice e dall’altra mi rattrista, perché vorrei poterli aiutare tutti, ogni volta che giro per la città, vedo bambini stremati sui marciapiedi, che lavorano per avere qualcosa da mettere sotto i denti la sera, bambini di tre/quattro anni che si occupano dei fratellini e delle sorelline più piccoli, che cercano qualcosa da mangiare.
I loro occhi e ti chiedono aiuto e tutto questo fa stare male, vorrei aiutare tutti, ma non posso.
Saremo, sempre, “MIARAKA” (INSIEME!!)
Ci hanno accompagnati paesaggi mozza fiato: di qualsiasi tonalità di verde, i gradoni delle risaie che si arrampicano sulle colline, i villaggi e le cittadine che ogni tanto apparivano tra il rosso della terra e il verde della natura, le persone che camminavano con le cose più disparate sopra il capo, o che si lavavano nel fiume, o le bambine, anche di soli 5 o 6 anni, con i bambini più piccoli legati dietro la schiena, i banchi pieni di frutta raggruppata e impilata, la carne appesa e le mosche intorno, i panni fatti asciugare sui cespugli, e le voci gioiose dei bambini che giocavano.
L’arrivo al REX mi è sembrato una macchina ben oleata. Attività diverse, ben pensate, svolte con professionalità, in grado di offrire un servizio prezioso.
Ho iniziato a capire quali possono essere le problematiche, le domande, le storie e le paure più frequenti per le ragazze e per le donne qui a Fianarantsoa.
Accompagnavo le donne dallo stand alla stanza, cercando di usare le due parole pertinenti di malgascio che conoscevo: buttavo lì un “tsy marary, fa mangelingelina” (non sentirai male, ma fastidio), la donna sorrideva per il mio non troppo riuscito tentativo di dire qualcosa in malgascio.. “Vita!” (finito).
Ho avuto modo di confermare ciò che già avevo pensato: il personale è davvero in gamba!
Mi dispiace davvero tanto non aver avuto il tempo materiale di partecipare alle missioni nei villaggi e di osservare come lavorano con ancora meno risorse e spazi “attrezzati”.
Una delle esperienze che in questo breve lasso di tempo mi ha dato di più, sia dal punto di vista professionale, sia da quello umano, è stato l’ambulatorio della malnutrizione. Amo i bambini e lavorando con loro ho avuto la possibilità di essere completamente me stessa
Quanta soddisfazione vedere un peso che sale, una curva di crescita che si avvicina piano piano a quella superiore.. una bambina di tre settimane che, seppur affamata, non riusciva ad attaccarsi al seno per il dolore provocato da una candidosi buccale, che alla visita successiva e molto più serena e ciuccia con un attaccamento da manuale
Al Miaraka qualche giorno fa ho realizzato uno dei miei sogni nel cassetto.. colorare una pancia “colorata” in Africa…circondata da occhietti scuri, luminosi e pieni di curiosità
Posso solo ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile e che hanno fatto parte di questo cammino
Ho imparato molto, su me stesso e anche sul mondo che mi circonda
Ho potuto solo dare un contributo limitato, vista la durata dell’esperienza ma spero di essermi reso utile e di non aver fatto rimpiangere la scelta della mia selezione per il servizio civile. Nonostante questo, l’impressione che mi ha dato il lavoro è stata quella di contribuire a qualcosa, di essermi reso utile nella prospettiva del successo dei progetti, ed è una sensazione che difficilmente può essere trovata in contesti diversi.
Penso di essere cresciuto molto a livello umano, già solo per il fatto di aver partecipato a quella che è una visione di lungo periodo, nell’ottica di aiutare le persone che ne hanno più bisogno.
Sicuramente, la parte più emozionante e più bella dell’esperienza è stato il nostro coinvolgimento nei progetti dedicati ai bambini, sia quello del Rambundanitra sia quello del Miaraka. E’ stato fantastico potervi partecipare e molto bello vedere come può cambiare la vita di un bambino in difficoltà, se c’è qualcuno che crede in loro e che li aiuta. La cosa che mi ha colpito di più è il perenne sorriso stampato sui loro volti, che ti fa capire come ciò a cui stai partecipando è davvero qualcosa di importante. E’ come entrare a far parte di una grande famiglia, non unita da legami di sangue, ma dal loro cuore, e di sicuro i bambini ti fanno subito sentire a casa, come se fossi sempre stato lì e anche adesso che abbiamo dovuto salutarci, hanno dimostrato un affetto che non mi sarei mai aspettato ma che mi ha reso molto felice. La parte più bella di questi progetti è stata la possibilità di poter pranzare la domenica insieme a loro e restare qualche ora nel pomeriggio a farli compagnia, il che non ha fatto altro che cementificare che cementificare il legame che si è creato con noi e, inoltre, mi ha mostrato quanto quest’Associazione ci tenga a loro e a tutti i progetti che ha deciso di mettere in piedi.
Ho capito il vero significato della cooperazione: collaborare insieme….
La prime due settimane sono state dedicate all’inserimento nel contesto lavorativo e culturale. Tutte le mattine il personale del Centro Rex ci ha fatto formazione sui progetti che da più anni stanno portando avanti. In particolare la Dottoressa Alice e le ostetriche ci hanno parlato di prevenzione dei tumori uterini e mammari. La cosa che più mi ha colpita è stata la loro ampia formazione ed esperienza sul campo.
Credo che uno dei punti di forza di questi progetti sia il grande coinvolgimento del personale malgascio, non solo dal punto di vista professionale ma anche umano.
Ho avuto l’opportunità di seguire tutto il percorso di prevenzione dei tumori uterini: la raccolta dell’anamnesi della paziente e l’inserimento nel database, l’esecuzione dei pap-test, la comunicazione del risultato, l’eventuale colposcopia, fino alla rimozione della lesione precancerosa. Ho avuto anche l’occasione di participare a due giornate di missione di depistage, alla stazione di Fianarantsoa e ad Alakamisy.
Queste sono state senza dubbio le cose che più mi porterò nel cuore e che mi fanno capire il vero significato della cooperazione, collaborare insieme. Inoltre, da ostetrica civilista credo che la possibilità di fare missioni in altri centri sanitari sia molto utile per fare un’esperienza completa e avere una visione più ampia dell’assistenza ostetrica in Madagascar. Poi la priorità si è spostata sui i bambini dei centri Miaraka e Rambondanitra, ho ocollaborato alla stesura di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei bambini dei centri e alla creazione di una cartella clinica per ciascuno. La visita infermieristica ai bambini del Centro Miaraka è stata una delle esperienze più entusiasmanti. Ho scoperto lati di me nuovi nel rapporto con i bambini e credo che questo abbia rafforzato il nostro legame.
Mi auguro di poter riprendere presto, di acquisire maggiori competenze in ambito ostetrico, continuare i progetti già iniziati e soprattutto continuare quest’esperienza ricchissima dal punto di vista umano.