di Elisa
Che cosa c’è dietro ciascuna adozione? Il racconto di Elisa, una volontaria
Ogni anno, la missione che si svolge in autunno ha tra i suoi obiettivi quello di aggiornare e di raccogliere tutte le informazioni e il materiale per la Campagna per le Adozioni a Distanza, uno dei progetti più importanti che la nostra Associazione ha in essere e che, con grande passione, viene portato avanti in prima battuta dalla nostra referente Patrizia Vandelli.
E’ proprio Patrizia che prima della missione ci consegna “i compiti” da svolgere e le istruzioni precise, così noi riserviamo lo spazio in valigia per la cartellina contenente tutti i documenti, le tabelle, i quaderni pieni di foto da aggiornare…nonchè un po’ di ansia perchè il lavoro da fare è sempre tanto e abbiamo sempre paura di non riuscire a completare tutto al meglio…Ma alla fine ce la facciamo sempre!!!
La Campagna di Adozioni a distanza viene fatta in collaborazione con le strutture gestite nel quotidiano dai nostri amici e collaboratori missionari, che sono sempre molto disponibili e organizzati per poterci dare la possibilità di raccogliere tutto quello di cui abbiamo bisogno, in particolare le foto. Se andiamo all’Orfanotrofio troviamo Suor Pascaline e i suoi 240 bambini, se andiamo al Preventorio troviamo Suor Christine e i suoi 60 piccoli ospiti, se andiamo al Villaggio Ilena troviamo Suor Damien e Suor Marie che sorvegliano sulle 70 famiglie che abitano il Villaggio. Tutte queste persone ci accompagnano da vicino, ci aspettano e, insieme a loro, tutti i bimbi e tutte le famiglie contribusicono a rendere possibile questa “missione foto” che sembra in partenza “impossibile”, ma che in fin dei conti rappresenta ogni volta una bellissima esperienza.
Ogni anno, ciascun donatore “adottante” riceve la lettera con la foto del bimbo adottato o della famiglia sostenuta, il messaggio di auguri del missionario responsabile. Ma forse nessuno ha idea di che cosa significa “fare quella foto”…beh…ora ve lo racconto!
All’Orfanotrofio di Fianarnatsoa l’accoglienza è sempre fantastica da parte dei tantissimi bimbi che sono ospiti di Suor Pascaline e delle sue consorelle che gestiscono la struttura.
Prendiamo appuntamento per il sabato pomeriggio, così siamo sicure di trovare tutti i bimbi, durante la settimana infatti sono tutti a scuola. Partiamo con la nostra macchina fotografica, le batterie di ricambio, la matita, la gomma e le tabelle della Patty!
Quest’anno la fotografa ufficiale è Donatella, una nuova volontaria, che mi ha accompagnato nella meravigliosa avventura alla ricerca delle foto per le Adozioni!!!! Troviamo il posto giusto per scattare le foto e ci sistemiamo. Con noi c’è Suor Pascaline. Nel giro di 2 minuti siamo circondate da almeno 150 bambini di tutte le età, qualcuno più piccino, qualcun altro più grandicello, tutti in attesa di essere fotografati, tutti che vogliono sbirciare nello schermo della macchina fotografica!!!! Tra tutti almeno un paio vengono eletti immediatamente nostri “segretari personali”: se trovano un errore in un nome scritto nei fogli lo correggono subito (e visto che i nomi malgasci hanno in media 14 lettere gli errori li faccio e come!), se la classe del loro amichetto non è quella giusta ovviamente ce lo fanno notare, se è il turno per la foto di Tolotra e Tolotra non si presenta immediatamente lo vanno a cercare!!! Insomma dei collaboratori perfetti che ci consentono, in sole tre ore (diluvio permettendo…) di completare tutte e 150 le foto che porteremo a casa!!!
Poi suor Pascaline ci racconta perchè i bambini non vedono l’ora di farsi fotografare, perchè ci aspettano, perchè si preparano: le nostre donazioni, le nostre adozioni, sono fondamentali per consentire a TUTTI questi bambini (non solo ai 150 che fotografiamo, e che abbiamo la fortuna di vedere crescere anno dopo anno, ma anche agli altri 100 che non fotografiamo e che vivono comunque lì) di avere un paio di ciabatte quando quelle vecchie si rompono, di avere una maglietta nuova quando quella vecchia ormai ha troppi buchi e le macchie non vengono più via, di poter andare a scuola ogni giorno e di avere un quaderno e una matita, di poter mangiare due piatti di riso al giorno e di avere le medicine quando si ammalano. Per alcuni di loro, il nostro aiuto può servire per proseguire gli studi, per prendere un diploma, per far sì che una volta usciti dall’orfanotrofio riescano a sopravvivere in città, trovando un lavoro dignitoso. Qualche piccolo che avevamo nell’elenco e che dovevamo fotografare non lo abbiamo trovato quest’anno, non era più all’Orfanotrofio: magari la mamma che lo aveva lasciato lì è uscita dalla prigione ed è tornata a prenderlo, oppure una zia o una nonna sono tornate per riportarlo in famiglia…
Quando arrivo ad Ilena a me sembra sempre di tornare a casa…Appena scendo dalla macchina che ci accompagna al villaggio devo fare un grande grandissimo sforzo per trattenere l’emozione e come al solito…non ci riesco!!! Le Suore ci accolgono sempre con grande affetto.
E’ più di una settimana che le famiglie del villaggio sono state avvertite di questo appuntamento che è visto come “un grande evento”. Ci organizziamo: pranzo, caffè al volo e poi pronte via…le famiglie ci aspettano. Arriviamo sotto al portico davanti al Dispesario e tutto è pronto: la panchina per sederci, la panchina vicino al container per far sedere le nostre famiglie, il nostro segretario personale: Lucien. Tempo 1 minuto e siamo circondate da tutti i componenti di tutte e 74 le famiglie del villaggio, davvero tante voci, tanti odori, tante persone, tutte in attesa di essere chiamate, tutti pronti, le mamme con i bimbi in braccio e il Lamba (il telo colorato che le donne legano in cintura) nuovo, quello della domenica e le treccine appena fatte, i ragazzi con la giacca di pelle anche se ci sono 35 gradi, quasi nessuno con le scarpe ai piedi…quelle sono un optional di lusso! Ci sistemiano: carta, penna, macchina fotografica, la piccola Lucia su una gamba, il piccolo Tafita sull’altra, siamo pronte per scattare le foto. La prima famiglia si accomoda e si parte con il primo scatto, ma visto che i due monelli in prima fila non ne vogliono sapere di stare fermi bisogna fare almeno 4-5 scatti prima di passare alla famiglia successiva. La grande sorpresa sono i bimbi “nuovi” i 13 piccoli che sono nati nell’ultimo anno! Ma è meraviglioso anche vedere quanto sono cresciuti gli tutti gli altri bimbi, qualcuno di loro è ormai un ragazzo, qualcuna di loro…beh insomma…è diventata mamma!!!! Qualcuno non c’è, qualche papà è al lavoro lontano. Una famiglia non c’è più, si sono trasferiti tutti in città.
Finite le foto sotto al portico Lucien ci accompagna a casa di Celine e di Hova, sono i due anziani lebbrosi che non riescono ad arrivare fino al Dispensario, non hanno più i piedi e ci vedono pochissimo. Andiamo noi. Anche loro ci accolgono nella loro piccolissima casa, si alzano a fatica dalla sedia e si spostano alla luce, così riusciamo a fare i nostri scatti, li ringraziamo, diamo loro la mano o meglio…quello che resta della loro mano e auguriamo loro la buona notte, in effetti ormai è tardi, il sole tramonta, fra poco ci vengono a prendere. Donatella è un pochino perplessa…è la prima volta che viene al Villaggio Ilena, è la prima volta che fa così tante foto tutte insieme, è la prima volta che vede un lebbroso…La capisco, la prima volta è stato così anche per me…
Prima di lasciare il Villaggio Suor Damien ci ringrazia e ci spiega ancora una volta quanto sia importante per le famiglie di Ilena poter contare sull’aiuto delle famiglie italiane che le adottano. Anche quest’anno le Missionarie sono riuscite, con gli aiuti delle adozioni a garantire alle famiglie e agli ammalati la fornitura dei beni di prima necessità: del riso, dell’olio, della farina, dei vestiti per i bimbi piccoli, per le coperte calde per l’inverno, per il sapone, per alcune medicine. Ci consegnano il resoconto ben chiaro con tutte le spese annotate e rendicontate, praticamente il bilancio perfetto! Il riso, l’olio, i cereali vengono distribuiti alle famiglie ogni due settimane in quantità proporzionate al numero dicomponenti della famiglia stessa. Assistere alla distribuzione alle famiglie di queste cose è davvero emozionante: ci si rende effettivamente conto della concretezza, della essenzialità, della importanza vitale dell’aiuto che riusciamo a portare con la nostra “piccola” donazione…
Anche quando arrivo al Preventorio provo la sensazione di un ritorno “a casa”…
Il Preventorio è un posto “magico” dove ti rendi davvero conto che i sogni possono diventare realtà. Dove un anno vedi un bimbo che cammina appoggiandosi al muro perchè le sue gambe non lo reggono più, oppure una bimba che non riesce a portare le scarpe perchè i piedi sono girati alla rovescia…e l’anno successivo vedi gli stessi bimbi che ti corrono incontro per abbracciarti, per fare il girotondo e per ballare!!! Davvero è una emozione incredibile!!!
Una cosa strana del Preventorio è che nella maggior parte dei casi, dopo un paio di anni, i bimbi non ci sono più: questo può rattristare un pochino perchè il bimbo o la bimba a cui ti eri affezionata non sono lì per giocare. In realtà non trovare i bimbi è un buon segno: significa che il loro percorso di guarigione è concluso, che dopo l’operazione dolorosissima alle gambe, affrontata con un coraggio da leoni, dopo due anni di fisioterapia e delle cure assidue di Suor Christine i bimbi sono in grado di tornare a casa dalle loro famiglie.
Quindi i nostri benefattori adottanti non si devono stupire se la foto di Michael l’anno dopo sarà sostituita da quella di Julia e quello successivo da Tolotra! Micheal è tornato al suo villaggio e può andare a scuola perchè ora può arrivarci da solo; Julia è tornata dalla sua famiglia dove può prendersi cura dei suoi fratellini più piccoli…ora è il turno di Tolotra (che in malgascio significa DONO) che è arrivato al Preventorio denutrito, con i piedini torti e dopo un viaggio di due giorni sulle spalle del papà. Fra due anni Tolotra sarà in grado di tornare a casa dai suoi genitori, potrà smettere di “sopravvivere” e forse incomincerà a “vivere”!
Le Suore, tramite le nostre adozioni, garantiscono a questi bambini il cibo per uscire dallo stato di malnutrizione in cui si trovano al loro arrivo, la scuola per non rimanere troppo indietro con lo studio, le medicine e tutto il durissimo percorso sanitario, l’amore che loro mamma lontana non può dargli!