Gabriella racconta il suo meraviglioso ed indimenticabile viaggio in Madagascar dove l’incantevole paesaggio si scontra con la povertà, con la malnutrizione ,dove le persone ti regalano sorrisi e gesti affettuosi, dove i progetti di solidarietà sono indispensabili per dare speranza a chi vive nella privazione. “Qui ogni piccolo gesto assume un grande valore”.
di Gabriella
Per questo meraviglioso ed indimenticabile viaggio devo ringraziare il Dottor Francesco Cimino, Presidente dell’ONG “Alfeo Corassori La vita per te” di Modena.
Francesco Cimino è un ortopedico che si prodiga per il Madagascar da circa vent’anni, ha realizzato delle realtà lavorative veramente importanti come il REX ,il Villaggio Ilena, Mahasoa.
In questi luoghi si fanno incontri straordinari, vivono qui i missionari che hanno dedicato la loro vita alla popolazione Malgascia: Padre Stefan, polacco, è da trentasei anni a Fianarantsoa, ha costruito un istituto Camilliano dove siamo stati ospitati per alcuni giorni.
Presso l’ospedale civile i padri Camilliani hanno costruito una struttura per accogliere i parenti dei malati poveri dove possono usufruire di vitto e alloggio pagando una cifra simbolica di pochi ariary.
Tutti i martedì padre Stefan distribuisce poco più di una manciata di riso,farina e zucchero alle famiglie più bisognose che lo aspettano in fila.
In modo scherzoso distribuisce il tutto e ad ogni persona prima di andarsene “dà un cinque”, un gesto semplice, simpatico, che crea empatia con la popolazione locale, mentre a ciascun bambino presente viene dato un bon bon (una caramella ) che tutti aspettano con trepidazione in quanto ogni piccolo gesto assume grande valore.
I Camilliani hanno costruito anche una cappella in ospedale dove celebrano la messa tutti i giorni.
Padre Suavec, anche lui polacco, vive da dodici anni a Fianarantsoa, assiste quotidianamente i malati e per quello che può cerca di aiutarli in ogni modo.
Insieme a loro ci sono due padri malgasci, Albert e Christian, e tredici seminaristi.
Alle 5.00 di mattina quando già è alto il sole si sentono cantare i seminaristi e la vita continua fino alle ore 18.00, orario della cena, a quell’ora da poco si è fatto buio per cui dopo l’ultima preghiera del giorno verso le 20.00/21.00 tutti vanno a dormire.
Nell’istituto Camilliano c’è fortunatamente acqua corrente, anche se non sempre, e varie volte mi sono trovata a fare la doccia e sono rimasta insaponata perchè non usciva più acqua.
A tavola si beve l’acqua di un colore marroncino derivata dalla cottura finale del riso o il tea concentrato a cui viene aggiunta acqua bollita.
L’acqua ancora è una grande conquista da raggiungere in Madagascar.
Normalmente si beve l’acqua dei pozzi e nelle campagne l’acqua marrone dei fiumi o dei laghi.
Francesco Cimino è un ortopedico che si prodiga per il Madagascar da circa vent’anni, ha realizzato delle realtà lavorative veramente importanti come il Rex (nome dei locali per cinema in Madagascar ) dove entrando ci dimentichiamo di essere in Africa e troviamo un’accoglienza e servizi all’avanguardia per la prevenzione dei tumori femminili.
Tutti i pazienti sono gestiti tramite computer, fanno RX mammografie, colposcopie, biopsie e ci sono tecnici di laboratorio in grado di leggere le varie citologie. Le diagnosi difficili sono supportate da una supervisione dei professori universitari locali ed inoltre si può attivare una teleconferenza con centri Europei o Americani di riferimento.
Il progetto del Dottor Francesco Cimino in questo contesto assume ancora maggior valore in quanto in Madagascar l’assistenza sanitaria è completamente a pagamento, pertanto oltre alla visita e alla degenza in ospedale i pazienti devono pagarsi le medicine.
Le medicine sono un vero e reale problema. I Padri Camilliani cercano di dare i farmaci alle persone bisognose e l’ONG La vita per te ha finanziato in Madagascar dei corsi tenuti da farmacisti italiani che hanno formato personale in diversi posti, rendoli autonomi nel preparare farmaci con i vari principi attivi come paracetamolo, amoxicillina ecc
Il villaggio Ilena
Un altro sogno realizzato dal Dottor Cimino e di conseguenza dall’ ONG “La vita per te” è il villaggio Ilena che si può considerare un villaggio modello dove le famiglie povere malgasce cercano di diventare autonome attraverso il lavoro agricolo, caratterizzato dalla pescicoltura ( l’allevamento di pesci di acqua dolce ), dall’apicoltura con la produzione di un ottimo miele, dalla coltivazione di verdura e frutta e dalla produzione di legna.
Era un villaggio di lebbrosi completamente isolato dalla realtà locale, è stata costruita una bellissima strada che permette velocemente di arrivarci; questo villaggio viene gestito da suore malgasce e due suore francesi. Suor Marie è la responsabile dell’ambulatorio e cerca di occuparsi di tutte le patologie che incontra, compresa la lebbra che è ancora presente.
La domenica viene celebrata nella cappella una messa cantata e suonata con i tamburi dove una cinquantina di bambini di ogni età rimangono silenziosi ed attenti per tutta la durata della celebrazione attorno all’altare.
Mi ha colpito molto l’offertorio, durante il quale, ogni persone si alza per deporre la propria offerta in un cesto davanti all’altare in maniera ordinata e silenziosa ma soprattutto tutti partecipano anche se con pochi ariary, (non dimentichiamoci che la maggior parte della popolazione è povera e cammina scalza).
La celebrazione è durata circa un’ora e in questo tempo non è volata una mosca. La messa è stata celebrata da Padre Albert che ha il compito anche di controllare l’andamento del villaggio, tanto che ha dovuto “punire” un ladro di legna che ha rubato per poter pagare le cure alla moglie malata di Tubercolosi e mantenere i numerosi figli. La punizione è stata costruttiva , infatti , questo uomo malgascio ha avuto il compito di potare tutti gli alberi da frutto del villaggio Ilena.
Il viaggio è stato organizzato, segretaria dell’ONG di Modena, che si è occupata di tutti i minimi particolari, si preoccupava anche che avessimo sempre con noi una buona bottiglia di acqua malgascia che si chiama “Eau Vive” ( Acqua viva ), che è difficile trovare in un posto dove le persone che si possono permette di bere quest’acqua incolore, inodore e insapore e igienicamente pura sono veramente poche.
Abbiamo avuto sempre a nostra disposizione la macchina con un’autista FIDATO che ci ha permesso di visitare tutti i progetti da loro realizzati.
Eravamo solo tre donne e siamo riuscite grazie all’ONG del Dott. Cimino ad avere un viaggio senza inconvenienti e sinceramente è molto difficile in queste realtà.
C’era anche, una studentessa di Modena, che per la seconda volta è venuta ad assistere i bambini che hanno dovuto subire l’intervento per i piedi torti. è stata un’ottima compagna di viaggio che mi ha permesso di ricordare tutte le cose che visitato.
ORFANOTROFIO
Un’altra realtà indimenticabile in questa terra povera, senza acqua e senza luce, è stato l’orfanotrofio di Fianaranstoa gestito dalle suore Nazarene. L’ideatrice di questa opera meravigliosa è stata Suor Annunziata che ora si trova in Italia, mentre il grande orfanotrofio viene gestito in maniera egregia da Suor Pasqualina.
L’orfanotrofio è composto da vari edifici tutti super puliti e da una fattoria che produce i prodotti per il mantenimento degli stessi bambini.
Ci sono circa trecento bambini gestiti da undici suore malgasce, da dodici inservienti interne e trentaquattro inservienti esterne. Vengono raccolti ragazzi di strada e portati fino alla maggiore età con la speranza di offrire loro un percorso verso un’autonomia economica e culturale.
Le suore hanno realizzato anche una scuola di ricamo dove producono tovaglie, tovaglioli, asciugamani e centrini che vengono venduti per fare il corredo alle ragazze future spose.
Mentre abbiamo visitato l’orfanotrofio, alcuni bambini hanno ricevuto dei loro famigliari di grado di parentela lontano, momento importante perché i ragazzi possano mantenere un contatto con la loro famiglia. Queste visite non erano tante, tutti gli altri bambini si trovavano in una grande sala a vedere il film di San Francesco proiettato in un piccolo schermo di televisione.
In questo orfanotrofio vengono periodicamente dei dentisti, dei medici e tutte le ragazzine hanno eseguito il PAP TEST. L’orfanotrofio viene mantenuto da due associazioni italiane, tra cui “La vita per te”, che adottano a distanza questi bambini e assicurano a loro educazione,sanità e cibo.
L’orfanotrofio si trova in cima a una collinetta e lo possiamo considerare un vero paradiso terrestre sia per la struttura, per la pulizia, ma soprattutto per l’amore di queste suore che si dedicano a questi bambini e dove si respira un clima di pace e serenità.
Uscendo dall’orfanotrofio ci si immette in una strada che è costeggiata da diversi cancelli di altre associazioni ONLUS o ONG che operano da anni a Fianarantsoa, si passa così dalla pace alla confusione della strada, piena di persone e attività
MAHSOA
Il progetto del piede torto congenito,che sta molto a cuore al Dottor Francesco Cimino, ci ha portato nel regno di Padre Eugenio Scanato a Mahasoa della diocesi di Ihosy. Il comune di Mahasoa è di novemila abitanti, tutta la parrocchia è di 35/40 km per 112 km ed ha diciottomila abitanti.
La strada da Ihosy a Mahasoa è solo 23 km ma la definiscono una “pista” in quanto è piena di buche e per poter viaggiare in questi pochi chiilometri è necessario più di un’ora se non piove, tanto che un container destinato a Padre Eugenio per la costruzione della nuova chiesa non è potuto arrivare.
Durante la pioggia le buche diventano laghi e i ponti sono sommersi dall’acqua per cui il Preventorio è veramente isolato.
Il piede torto è una patologia abbastanza frequente nei paesi sottosviluppati dovuta a molte cause tra cui la malnutrizione durante la gravidanza e da una recente indagine sembra che anche la tambavy che è una bevanda da loro molto usata a base di erbe può causare questa malattia.
Il piede torto è curabile pertanto il Dottor Cimino ha creato a Mahasoa un preventorio dove vengono preparati i bambini per l’intervento e dopo l’intervento vengono riportati per eseguire la fisioterapia che può durare molti anni.
Per rendere questo percorso efficiente c’è perennemente un fisioterapista malgascio, Nirina, uomo di circa quarant’anni. Il percorso sanitario prevede anche la costruzioni di protesi che vengono fatte da Bruno, uomo malgascio disabile che non è in grado di deambulare da solo ma molto competente.
A Mahasoa si trovano circa venticinque suore malgasce e giovanissime, della Trinità, che ci hanno accolto con molto entusiasmo e gioia.
I loro compiti sono quelli di seguire i bambini prima e dopo l’intervento per il piede torto, sia da un punto di vista sanitario,alimentare e scolare, inoltre molte di loro insegnano nella grande scuola adiacente e alcune vanno nella foresta per educare i bambini che vivono isolati. I bambini vengono operati a Sakalalina dove c’è un ospedale con sala operatoria attrezzata per questo tipo di intervento.
La distanza tra Mahasoa e Sakalalina è circa 90km e occorrono almeno quattro ore di tempo per arrivare.
E’ un percorso sanitario molto efficiente per i risultati ottenuti ma è veramente assurdo dover percorrere strade dissestate e pericolose che portano notevoli disagi rischiando di rallentare il percorso sanitario, ma purtroppo non ci possiamo dimenticare che siamo in Madagascar.
I bambini seguiti vanno dai 3 anni in su, dato che il processo di sensibilizzazione per questa patologia sta entrando nella popolazione generale, Suor Berthine ha dovuto negare,purtroppo, l’accesso a delle giovani madri con bambini inferiori all’età di tre anni in quanto manca una struttura per poterle ospitare.
La diagnosi precoce,prima dei tre anni,del piede torto è importante per ridurre l’entità del tipo di intervento e per riportare velocemente il bambino alla normale deambulazione. Per tanto Suor Berthine ha chiesto anche noi di TECLA ONLUS un aiuto per poter costruire questa struttura in grado di ospitare almeno dieci bambini di età inferiore ai 3 anni con la rispettiva mamma. Insieme a Padre Eugenio e al Dottor Cimino abbiamo fatto un sopralluogo in un terreno adiacente al preventorio già delimitato da un muro alto di recinzione, molto importante in questa realtà. Il costo della struttura stile malgascio ma con bagni e la possibilità di cucinare e l’arredo completo dovrebbe essere intorno ai 30.000 euro.
MORAMANGA
Siamo andati a Moramanga con Don Lalaina e Don Natale a vedere il lavatoio che Tecla ONLUS ha permesso di costruire nel seminario della diocesi di Moramanga. Purtroppo è stata una delusione in quanto essendosi rotta la pompa che portava l’acqua, i seminaristi usano un pozzo che si trova lì vicino.
Si è respirato tanto amore per Gesù Cristo, ma poca efficienza, prerogativa difficile da trovare in Madagascar.
Suor Charlotte
Ho avuto l’opportunità di conoscere Suor Charlotte a cui Tecla ha donato dei soldi per ricostruire il tetto bruciato della sua casa, per comprare dei medicinali e per dare da mangiare a delle famiglie povere.
Suor Charlotte con il taxi bruss ha fatto il viaggio di notte da Voipeno a Fianarantsoa.
Le strade sono scarse e disastrose per cui le comunicazioni,nonostante il Madagascar sia un’isola turistica, sono veramente difficili e quasi impossibili.
Padre Pedro
Nel mio viaggio non ho potuto vedere il mare e nessuna missione sulla costa e mi è molto dispiaciuto però ho potuto,durante le visite delle missioni, vedere la fabbrica di seta dal baco selvatico o dal baco coltivato con tutto il processo di lavorazione della seta con le rispettive colorazioni. Sempre ad Ambalavao ho potuto vedere come si crea la carta di Antaimoro con metodi artigianali e primitivi che rendono questo prodotto unico nel suo genere.
La capitale del Madagascar è Antananarivo, città molto caotica, con 2/3 milioni di abitanti, anche qui l’acqua e la luce sono un lusso; curiosità del paese è che qui la benzina costa 3500 airiari che corrisponde ad un euro ed il gasolio 3000 airiari, considerando che lo stipendio più alto è quello di un ministro che è di 200 euro, circa 700.000 airiari, poter avere una macchina e usarla è solo appannaggio delle missioni, delle onlus o della popolazione ricca.
Lo stipendio base è di 50 euro al mese per le commesse ed operai.
Abbiamo visitato i villaggi costruiti da Padre Pedro , padre slavo, dell’ordine di San Vincenzo, che ha impegnato tutta la sua vita a togliere i bambini emarginati dalla strada, ed è riuscito a costruire due enormi villaggi nelle colline di Antananaviro, dove vivono le famiglie più povere e disperate, dandogli una dignità umana: piccole case bianche , enormi scuole, abitazioni per gli insegnanti ed un ospedale.
Le strade sono funzionali anche per quando ci sono le pioggie.
Padre Pedro ogni domenica celebra una Santa Messa dove partecipano più di 3000-4000 persone, è una grande celebrazione con musica,i tamburi e canti di tutti i partecipanti.
Chi ha partecipato riferisce che è un’ emozione unica.
Vogliono dimostrare che la povertà non è una fatalità e che è possibile il cambiamento.
Grazie a Padre Pedro tanti bambini riescono ad andare a scuola , le famiglie a vivere in una casa e riescono a rafforzare la loro autostima per diventare autonomi.
Le religioni protestanti ( calvinisiti, ortodossi,an glicani, luterani), i cattolici e i mussulmani ,che sono in una percentuale più bassa, riescono a convivere tranquillamente.
Ci sono ancora le sette religiose malgascie soprattutto nei villaggi dove hanno i loro riti.
La morte viene celebrata con l’uccisione di uno zebu, se muore un giovane lo zebu viene cucinato senza sale come segno di profonda malinconia e tristezza.
Praticano la resumazione del cadavere e il rito dipende dalle possibilità economica che aveva la persona morta.Il cadavere viene avvolto da stoffe di seta o foglie di banana, la resumazione e la nuova vestizione avviene periodicamente ogni anno o tre anni,a seconda della tribù, ed il cadavere viene messo in cima ad una montagna o nel cavo di un albero, a volte viene anche legato in cima ad un albero ed il capo tribù ha il compito di nascondere le ossa quando cadono, così che la popolazione creda che il morto sia in cielo.
Il Madagascar viene definita anche l’isola rossa perchè la sua terra è di un rosso intenso e dato che le strade asfaltate sono poche, spesso ci sono nuvole rosse al passaggio di macchine o fuoristrada, la polvere rossa riesce a penetrare ovunque e quando ci laviamo esce sempre un’acqua marroncina.
Il piatto tipico è il riso, ci sono molte coltivazioni di riso, il riso è anche la loro colazione.
Viene mangiato in tutti i modi anche mischiato con verdure, poca carne e pesce.
Si beve anche acqua derivata dalla cottura dello stesso riso, il colore è marrone chiaro dovuto a qualche chicco di riso che alla fine della cottura si può attaccare.
Il popolo malgascio possiamo definirlo senza una memoria storica, è nato circa nel 1600 ed è caratterizzato dalla commistione di più razze: arabe, malesiane, indonesiane ed africane.
Viene praticata la circoncisione solo ai maschi ed è una grande festa, soprattutto nei villaggi, dopo la circoncisione che viene eseguita a 7 anni il ragazzo viene considerato un vero uomo.
18 sono le tribù malgasce.
Purtroppo alcune tribù mantengono tradizioni “tribali”, ad esempio se una donna partorisce due gemelli, essendo considerati una maledizione i neonati vengono uccisi.
SAKALALINA
Agnese ed il coccodrillo : un misto di spiritualità.
Agnese, suora laica, è in Madagascar da 41 anni dal 1975 ed è riuscita a costruire un meraviglioso ospedale in stile svizzero.
La strada per raggiungere l’ospedale è disastrosa ed i 40 Km dal bivio di Yoshi si fanno in due ore; lasciamo la strada nazionale RN7 e ci inoltriamo nella pista diretta al villaggio
Il paesaggio scendendo da Ambalavao verso Ihosy cambia, le case diventano capanne, le piante di mango restano le uniche macchie verdi in un deserto di erba secca dal colore giallo-rossiccio.
E’ il paese della tribù dei Bara, è il paradiso degli zebù, l’allevamento degli Zebù è l’unica ricchezza di questo popolo.
Nella strada per andare a Sakalalina abbiamo incontrato tanti uomini armati che stavano cercando un ladro di Zebù.
Ci sono taxi-brousse che transitano più volte al giorno per raggiungere l’ospedale di Sakalalina.
Il centro del villaggio di Sakalanina è caratterizzato dalla tipica palma del Madagascar la ravelana con le foglie disposte a ventaglio.
Gli abitanti vivono una vita dura e sono sempre in movimento per la ricerca di acqua e di pascoli per le mandrie.
Lo zebù è un bovino mite dalla caratteristica gibbosità.
Essendo la civiltà “dello zebù”, se vogliono sposarsi devono portare in dote uno zebù, se vogliono fare una festa (celebrare la circoncisione o il matrimonio), occorrono zebù, se vogliono celebrare un funerale che si rispetti, ci vogliono gli zebù.
In questo luogo abbiamo incontrato Suor Leonarda e Padre Francesco , entrambi di Sassari, che vivono da dieci anni nel sud con la popolazione più povera.
L’ ospedale è composto da più edifici è un complesso sanitario, c’è una cappella ecumenica per le funzioni religiose.
Sotto il porticato ci sono file di numerose persone in attesa del proprio turno per visite e/o ricoveri.
Il centro sanitario a Soavimbaohaka, comprende l’ospedale ( 48 letti ) e il dispensario, fornisce assistenza e cure mediche, pediatriche , chirurgiche ed odontoiatriche.
Il personale sanitario è di 6 medici, 11 infermieri e poi tecnici di laboratorio e di radiologia.
Si occupa di assistenza, registrazione anagrafica, vaccinazioni, vitto per l’infanzia; sono stati adottati circa 150 bambini che riescono ad andare a scuola, alla fine del mese ad ognuno viene dato un pò di riso, olio e sapone.
Le malattie più comuni sono la tubercolosi, la sifilide, HIV, amebiasi, lebbra, bilarziosi.
E’ presente la malnutrizioni soprattutto nelle famiglie dove la mamma è malata o ha un altro figlio più piccolo da accudire o sono veramente poveri.
La malnutrizione è in aumento perchè il Madagascar sta vivendo una crisi dovuta anche a cambiamenti climatici e la popolazione fa molta fatica
Oggi Sakalalina consta di 22.000 abitanti ed è un agglomerato ed il Centro Sanitario Soavimbaohaka è un faro nel buio, motivo di speranza per un numero sempre crescente di persone bisognose di cure specialistiche.
La dolcezza infinita di tanti bambini, ti dimostra che pur non avendo mai avuto nulla sono felici del nulla e ti offrono il loro sorriso e il loro affetto.