Padre Albert Rainiherinoro

di Chiara Tassi

Come avrete notato, abbiamo cercato -fin dal primo numero di questa nuova veste della newsletter- di dare ampio spazio alla voce dei volontari impegnati sia sul campo, quindi in Madagascar, che qui, nel modenese, come testimoni di quanto stiamo facendo nella nostra amata Terra Rossa, perché è proprio grazie a tutti loro se le cose vanno avanti, se i progetti progrediscono e i sogni riescono a diventare realtà. Da questo numero, poi, avremo una voce d’eccezione a raccontarci come stanno le cose in Madagascar: si tratta di Padre Albert Rainiherinoro, Camilliano, da anni impegnato nella missione di Fianarantosa.

 


 

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Ho conosciuto Padre Albert qualche anno fa, quando, al termine di un master in Gestione dell’Emergenza nazionale e internazionale, ho, con due compagne di studi, passato un mese in Madagascar a documentare l’avanzata dei progetti dell’Associazione.

Albert prima che religioso è una persona di cuore, un poeta, un sognatore, colui che, in ogni situazione sa dirti –sempre col sorriso sulla labbra- la cosa giusta, per buona o cattiva che sia. Un Padre che è Padre sia religioso ma anche “di spirito”, che ha “accudito” noi volontarie proprio come solo un babbo sa fare, preoccupandosi per noi ma anche lasciandoci vivere liberamente la nostra esperienza in Madagascar. Chi lo conosce lo sa…lui è mon Père, e con la sua dolcezza, i suoi baffetti buffi e il suo sorriso rende Fianarantosa ancora più speciale di quello che è.

Detto questo…lascio alle sue parole raccontarvi che cosa è e che cosa accade a Fiana…

 


 

HARUNA, CICLONE E VITA

di Padre Albert Rainiherinoro

 

Da poco è passato in Madagascar il ciclone «Haruna» che ha danneggiato terribilmente il sud ovest della Grande Isola provocando morti e sfollati. Pure a Fianarantsoa ha fatto danni.

Davanti ad una situazione simile, non ci si può non chiedere: «Dio mio! Siamo propri sfortunati oppure dobbiamo scontare i nostri peccati?». Essere vittime è desolante, disarmante. Non si hanno parole quando si constata che il frutto di tanti anni di impegni e sforzi è volato via in un colpo.

Per consolarsi, gli uni si sono detti: «Per fortuna siamo ancora in vita», gli altri: «Che cosa possiamo fare? Ѐ il nostro destino!». Infatti ci sono persone che considerano le catastrofi naturali come castigo mandato da Dio. Ci sono pure coloro che si incoraggiano: «Il ciclone passa ma la vita continua, bisogna affrontarla con fede!»

Vita di Fede

Ultimamente sono tante le tempeste che tentano di far crollare la vita di fede, tanto che in molti si pongono delle domande: « Si sta rovesciando il mondo? Pure la vita di fede sta subendo tempeste provenienti dall’interno e dall’esterno della Chiesa». Tutto ciò potrebbe suscitare varie considerazioni pure teologiche. Ma vorrei semplicemente condividere una opinione semplice.

Il tempo è bello quando è sereno. Non ci fa sapere, però, della solidità di quanto abbiamo costruito. Le prove delle tempeste, invece, evidenziano ciò che ha bisogno di essere riparato, rinnovato e rinforzato nostro malgrado. Che cosa dobbiamo fare? «Già siamo in ballo, dobbiamo ballare!» E’ vero che non abbiamo desiderato né gradito i danni provocati dalle tempeste, però dobbiamo trarne delle lezioni. Dobbiamo lasciare che nuovi germogli sostituiscano le foglie cadute a causa delle tempeste!

Stiamo celebrando l’Anno della Fede: che le varie tempeste ci aiutino ad approfondire e rinnovare la nostra Fede.

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